Economia

La Ue all'Italia: "Niente pressioni di bilancio, ma rischi da debito alto e sofferenze delle banche"

Il debito dell'Italia "ancora elevato" alla fine delle proiezione della Commissione Ue, che vedono come orizzonte il 2026, "porta sul Paese un alto rischio nel medio termine". Focus sulle sofferenze bancarie, bene la riforma delle pensioni

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MILANO - Le Finanze pubbliche italiane non rischiano una particolare pressione nel breve termine, ma in un arco di tempo un po' più lungo il debito resta il grande fardello da affrontare. Lo scrive la Commissione europea nel rapporto sulla sostenibilità dei conti pubblici. Per l'Italia "nel complesso, non sembrano esserci rischi a breve termine di stress di bilancio", ma "la quota di non performing loans (le sofferenze, ndr) nel settore bancario potrebbe rappresentare una fonte importante di rischi di passività a breve termine", aggiunge Bruxelles. Oltre ai cosiddetti Npl, altre variabili da mantenere sotto controllo sono le solite note: il debito lordo e netto e le necessità di rifinanziamento "indicano possibili sfide a breve termine".

Non si è fatta attendere la risposta italiana. Il rapporto sulla sostenibilità della Commissione europea "conferma ancora una volta che i conti pubblici italiani non presentano rischi nel breve termine e sono in assoluto i più sostenibili di tutti nel lungo termine", sostengono fonti del Ministero dell'Economia e delle Finanze. "Il pesante debito pubblico rende il paese più esposto in caso di shock esterni, per questo l'indicatore S1 ci classifica ad alto rischio", precisa via XX Settembre, "e per questo motivo il Governo ha programmato il debito in discesa nel 2016 per la prima volta dopo 8 anni consecutivi di incremento".

Il debito. Il capitolo del rapporto dedicato all'Italia segnala che il debito pubblico dovrebbe toccare l'apice nel 2015 al 133% del Pil, per poi calare al 130% nel 2017. Nonostante la diminuzione attesa, il debito resta la "principale fonte di vulnerabilità dell'economia italiana", visto che "limita la capacità del Paese a rispondere agli shock economici e lo lascia esposto al rialzo dei tassi d'interesse dei titoli di Stato, mentre la capacità di incrementare gli investimenti pubblici è limitata dal conto degli interessi, al 4,3% del Pil nel 2015". Possibili shock economici possono poi mettere a repentaglio il percorso di rientro del debito e gli economisti comunitari vedono l'11% di possibilità che il debito del 2020 sia ancora superiore a quello del 2015.

Il deficit e le sofferenze. Indebitarsi sul mercato, per il Tesoro, nonostante l'alto livello di stock pregresso, non è un problema significativo. Non preoccupa neppure Bruxelles, viste le caratteristiche di durata dei titoli di Stato e la ripartizione dei creditori tra domestici ed esteri. La Commissione riflette anche su quale sarebbe l'avanzo primario di bilancio (il surplus al netto della spesa per interessi) da mantenere per far scendere in fretta il debito: "Il debito italiano scenderebbe in modo più sostanziale" che nelle previsioni attuali "sino a quasi il 100% del Pil nel 2026", solo con un avanzo primario "significativamente più alto" di 1,3 punti rispetto alla previsione del 2,5% per il 2017, e precisamente pari "al 3,8% del Pil tra il 2017 e il 2026".
Quanto alle banche, proprio le sofferenze sono viste come un fattore di tensione nel breve periodo. Sofferenze circa le quali - da tempo - va avanti la trattativa Roma-Bruxelles per arrivare a una sistemazione, giunta in queste ore alla stretta finale.

Le pensioni. Bruxelles riconosce i grandi sacrifici chiesti agli italiani per mettere in sicurezza il sistema previdenziale. "Non ci sembrano essere rischidi sostenibilità" dei conti pubblici "nel lungo periodo, supponendo la piena attuazione delle riforme pensionistiche adottate in passato e a condizione del mantenimento della bilancia strutturale primaria al livello previsto dalla Commissione per il 2017 (2,5% del Pil) ben oltre quell'anno".

Gli altri Paesi. Il debito italiano non è certo l'unico elemento di "alto rischio" nell'ambito della Ue. Sono infatti undici le economie degli Stati membri che la Commissione ritiene siano di fronte a "rischi potenziali per la sostenibilità delle finanze pubbliche elevati nel medio termine" (da qui a dieci anni). Oltre all'Italia si tratta di Belgio, Spagna, Francia, Croazia, Portogallo, Romania, Slovenia, Finlandia, Irlanda e Regno Unito. Grecia e Cipro, sotto piano di salvataggio, sfuggono all'analisi.